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venerdì 18 novembre 2016

La storia dei figurinai lucchesi tra ottocento e novecento

La presentazione del volume “Andavano alle figure con Canova e Donatello” di Ave Marchi in programma sabato 19 novembre alle 17 in sala Tobino, a Palazzo Ducale, è molto più che un'iniziativa storico-culturale e divulgativa sulla storia dei figurinai lucchesi nel centro Europa tra Ottocento e Novecento. L'appuntamento, infatti, segna anche l'effettivo passaggio al Museo Paolo Cresci per la storia dell'emigrazione, ospitato nel palazzo della Provincia, della collezione dei gessi della raccolta Nannetti-Vincenti. Pezzi pregiati che integreranno il percorso museale preesistente arricchendolo di copie in gesso bronzato e avoriato che documentano la produzione di copie da opere d’arte classica e rinascimentale nel periodo che precede la prima guerra mondiale. Un corpus di pezzi in gesso che la prof.ssa Valeria Marchi Fortini ha offerto alla Fondazione Cresci per collocarli nel Museo, a testimonianza di un inedito aspetto di questa attività e nel rispetto della volontà della madre, Dr. Elvira Marchi Vincenti
L LIBRO. “Andavano alle figure con Canova e Donatello”, scritto da Ave Marchi con l'introduzione di Antonia D'Aniello, rappresenta un “quaderno” della Fondazione Cresci e contestualizza - attraverso foto, documenti d'archivio, interviste e ricerche in Rete - la storia delle Compagnie Nannetti e Martinelli. La vicenda di Archimede Nannetti e Felice Martinelli che da venditori ambulanti erano divenuti rappresentanti con sede di commercio a Monaco di Baviera, si conclude con il loro rientro a Bagni di Lucca alla vigilia della guerra 1914-18. Danno inizio a altre occupazioni lavorative di successo in cui spendono le abilità commerciali acquisite all’estero: Nannetti realizzerà un caffè-giardino sul Colle del Paretaio (Bagni di Lucca) che costituì per decenni una mèta di passeggiate molto nota agli ospiti della cittadina termale; Felice Martinelli fonderà in Castiglioni (Corsena) una delle prime e più apprezzate fabbriche di gessi.
Nella seconda parte il volume focalizza le condizioni degli emigranti che, sulle orme di parenti o compaesani, dalle valli del Serchio e del Lima, “andavano alle figure”. Chi torna ad emigrare dopo il 1918 si trova di fronte a una realtà commerciale ed economico-politica molto cambiata. In conseguenza dei vincoli restrittivi applicati all’emigrazione sia in Europa che in America si diffonde l’esigenza di sconfiggere l’analfabetismo. I primi ad esserne consapevoli sono i figli che si apprestano a seguire le orme paterne. Per “andare alle figure” non basta più organizzare la compagnia e partire ma, come si legge in un periodico locale del 1924: “Scuole occorrono e scuole seriamente organizzate”.
L’autrice si sofferma, inoltre, su quella che per l’epoca costituì una sorta di “rete di formazione” per gli emigranti del gesso della Lucchesia della prima metà del Novecento. Nell’ambito della tradizione culturale dell’Istituto di Belle Arti di Lucca (1871), si colloca la Scuola di disegno e plastica di Coreglia(1883). Negli Anni Venti anche a Bagni di Lucca l’iniziativa di pochi darà risposta all'esigenza di alfabetizzazione di molti: Adamo Lucchesi per i paesi della valle del Camaione e Ugo Pacini nella Scuola d’arte decorativa di Fabbriche di Casabasciana rappresentano proposte diverse sul piano dei risultati ma comuni nelle finalità. L’esigenza della formazione degli emigranti dette origine a scuole di iniziativa popolare che costituirono altrettante occasioni per mettere in pratica nuovi diritti-doveri di cittadinanza.
LA COLLEZIONE DI GESSI. Archimede Nannetti e Felice Martinelli, i figurinai di Bagni di Lucca che precedentemente avevano praticato il commercio ambulante delle figure,aprirono a Monaco di Baviera due sedi espositive i cui cataloghi commerciali dimostrano che la produzione di gessi  era destinata ad una borghesia che apprezzava le copie di opere classiche del mondo greco-romano e dell’arte italiana del Rinascimento. A Monaco nell’architettura dei palazzi pubblici del XVIII e XIX sec. il classicismo architettonico di Leo von Klenze e Karl von Fischer realizza una città ideale che si richiama alle città italiane del Rinascimento, tra cui spiccano Firenze e Roma. E’ in questo contesto culturale che si diffonde il collezionismo pubblico e la copia artistica inizia ad avere un suo mercato. Dopo varie vicende Nannetti e Martinelli rientrarono in patria, dove impiegarono i proventi delle attività in altri settori commerciali, portando con loro stampi e gessi molti dei quali fanno parte di questa interessante donazione. 

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