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venerdì 30 dicembre 2016

MEDIAVALLE...ITINERARIO INSOLITO.

Valle del Serchio e Garfagnana, i sapori dell’altra Toscana


La Valle del Serchio è una delle zone meno conosciute e frequentate della Toscana. Ancora in gran parte incontaminata, fa parte della provincia di Lucca e comprende anche la Garfagnana. Il caos della città diventa solo un flebile ricordo in questa terra, stretta tra le Alpi Apuane e l’Appennino, che ha incantato anche il pittore John Ballany con i suoi torrenti che scorrono dalle cime montuose, il mondo sotterraneo delle grotte, i profili delle rocche medievali e i borghi lontani dal turismo di massa. Come Vetriano a Pescaglia e il suo teatro storico di 71 metri quadrati, il più piccolo al mondo; Borgo a Mozzano, con il Ponte del Diavolo, mirabile opera di ingegneria medievale, o Barga, terra di adozione del poeta Giovanni Pascoli. Nella Valle del Serchio, che prende il nome dall’omonimo fiume, i sapori hanno una storia da raccontare, specialmente in autunno. I funghi porcini e i marroni invitano a una serata davanti al camino, mentre le minestre a base di farro della Garfagnana (IGT dal 1996) riportano il palato indietro nei secoli. Con la comparsa del grano, infatti, il farro ha subito un momento di crisi ma non in Lucchesia dove è stato sempre coltivato e tutt’oggi è brillato negli antichi mulini a pietra.
Proseguendo sulla statale 12 in pochi minuti si raggiungono le sorgenti termali di Bagni di Lucca, amate da Dante, Montale e Puccini. Anche la spettacolare gola calcarea dell’Orrido di Botri ricade in questo comune. Si tratta di un raro esempio di canyon in Italia che si inserisce in un paesaggio di ambienti rupestri ed estese faggete, dominato dalle cime del monte Rondinaio e delle “Tre Potenze” che sfiorano i 2.000 metri di altezza.
Non è un caso che Giovanni Pascoli, barghese d’adozione, abbia definito questo lembo di Toscana “la Valle del bello e del buono”. È qui che “l’albero del pane” (il castagno) ha sfamato per generazioni le popolazioni di montagna. Polenta, manafregoli, castagnaccio e pane sono ricette tipiche prodotte ancora oggi con la farina di neccio DOP, che si può gustare dopo il primo dicembre di ogni anno. Fette di fumante pane di patate invitano a provare il prosciutto Bazzone, dal sapore penetrante e delicatamente aromatico, e il Biroldo, antico sanguinaccio prodotto con carne di maiale e spezie (tutti e tre tutelati come Presidi Slow Food).
Anche chi preferisce il pesce troverà grandi soddisfazioni. Le acque fredde e limpide dei torrenti assicurano un alimento delizioso, facilmente digeribile, dall’alto valore nutritivo: la trota. Se i Medici le facevano arrivare a corte dai loro possedimenti per gustarle marinate, oggi si apprezzano anche nei risotti, in padella con la farina di neccio, nei carpacci o semplicemente al forno su un letto di patate.


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