Nearby – finalmente sconosciuti
con Sara Nesti e Gianluca Pronti
Musicisti: Claudio Riggio, chitarra | Piero Bronzi, flauto, sassofoni | Nicolao Valiensi, eufonio e trombone | Silvio Bernardi, trombone | Wardy Hamburg, sax alto | Federica Ceccherini, clarinetto | Lara Panicucci, clarinetto | Marco Ariano, batteria, elettronica e percussioni | Giuseppe Sardina, batteria
coreografie: Sara Nesti
una produzione Teatro Colombo
Carezza avvertita in mezzo al sonno, gioia che
non ha padroni.
UN TEMPO.
Nearby è un progetto di rierca artistica intorno alla creazione di architetture sonore e visive, eventi improvvisati e scritti concepiti come oggetti immaginabili in uno spazio vuoto. Alcuni elementi formali del comporre – ritmo, melodia, timbro, intensità, luce, forma e armonia – agiscono in tempi e spazi diversi, simultaneamente, fino a delineare una percezione cubista del fare musicale.NEL TEMPO.
Rispondendo al viaggiatore: “Mi sono accorto che ciò che andavo cercando non è solo uno spazio delimitato da suoni tra loro finalmente sconosciuti e quindi disponibili ad un rapporto vivo ma un moltiplicarsi di contesti – musica, immagine, danza, sapore – che vivano intorno a questi tre assunti di base:- Il tempo è l’architettura degli ascolti possibili.
- Ciò che accade è disposizione e non composizione, simultaneitaà di forme “negative”.
- L’insieme è dato dall’unisono plurale, di cui è colta la moltiplicata marginalità.”
UN TEMPO, NEL TEMPO E’ SPAZIO. (e c’era una volta)
Una donna che vive da sola si ritrova in casa, una mattina, un gruppo di musicisti intenti a studiare.Loro non la vedono, lei quasi non li sente. La sete di chi possiede niente.
Con i musicisti c’è un viaggiatore, passato per la casa pensata come tempo di un momento e trattenuto dalla sensazione che si tratti di uno spazio dove accade il tempo. Un suo, non qualsiasi, amato tempo.
La donna e il viaggiatore si vedono, si parlano. La donna e il viaggiatore, fuori dalla casa, si conoscono, bene.
La donna e il viaggiatore, nella casa, non si riconoscono. Parlano d’altro. Parlano.
Il viaggiatore intervista i musicisti, indaga quasi per gioco.
I musicisti suonano, la donna non li sente. Chiede al viaggiatore chi siano i musicisti. Ma nella stanza vuota, alla fine della prova, danza della loro musica. Accanto. Vertigine del quasi vuoto.
La donna e il viaggiatore si vedono, si parlano. La donna e il viaggiatore, fuori dalla casa, si conoscono, bene.
La donna e il viaggiatore, nella casa, non si riconoscono. Parlano d’altro. Parlano.
Comprese l’impossibilità di definire lo spazio abitato da quel sentimento e disse, collocandolo nel tempo innumerabile: “per sempre.”
Come una suite.
Briciole di rumori nel giardino, quasi mani di
bambina. Quasi rosso senza fine, c’era l’acqua nella gioia o ricordo bene
l’amore? L’amore felice ignoto, quasi vuoto e le vertigini del gioco che stai
per cominciare.
La donna e il viaggiatore fuori dalla casa non si conoscono più. Finalmente
sconosciuti.
– Claudio Riggio
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