MEDIAVALLE
La Coreglia di Ungaretti e Carrà: importanti iniziative in occasione del centenario della prima raccolta di poesie del poeta
Coreglia, uno dei Borghi più belli d’Italia, si appresta a celebrare due illustri protagonisti della Cultura italiana che, nella prima metà del secolo scorso avevano trovato nel nostro Capoluogo un ambiente ideale per soggiornarvi e trovare forti ispirazioni culturali.
Lo farà, dice il sindaco Amadei, grazie all’impegno del vice sindaco Molinari, un cognome storico del Capoluogo, dell’Assessore alla Cultura Romina Brugioni ed alla preziosa collaborazione del Professor Umberto Sereni, amico di lunga data di Coreglia, ed uno dei massimi studiosi di questo periodo storico.
A Coreglia, Carrà dipinse “Il molino delle castagne”. Lo realizzò nella estate del 1925. Un’estate decisiva per la sua storia artistica: segnò infatti la scoperta del paesaggio toscano. Fu lo stesso Carrà, in una nota autobiografica a fornire la misura dell’importanza della sua venuta in Val di Serchio: << Il mio spirito si sentiva più pacificato e non mi conturbavano più quelle tetre disperazioni dell’immediato dopoguerra, non più quelle desolate sofferenze che seguirono la mia uscita da Brera. Avevo ormai acquisto una pacata fiducia delle mie possibilità pittoriche>>.
Coreglia “cruciale”, dunque. Per Carrà. E quindi per la pittura italiana di questo secolo. In una lettera che inviò ad un amico per informarlo del suo arrivo a Coreglia datata 15 luglio, così ebbe ad esprimersi:< Caro amico, la tua molto gradita del 7 corr. mi è giunta qui in campagna, dove sono con la famiglia da una diecina di giorni, e dove mi prometto di rimanere fino a tutto il settembre nella fiducia di potervi lavorare come pittore. Sono stufo di scribacchiare artic. su artic. e non vedo il momento di poter riprendere la tavolozza>>.
Il maestro, era come ispirato dal paesaggio toscano, molto diverso dalla cupa Valsesia dove fino ad allora aveva trascorso le stagioni calde. Di quel periodo sono da ricordare, insieme la “Molino delle castagne” la “Visione di Coreglia”, oggi al Museo fiorentino “Della Regione”, poi “San Martino” e lo straordinario “Il ponticello nel bosco”, che anticipa la grande pittura di Carrà.
Carrà arrivò a Coreglia, dietro suggerimento di Manara Valgimigli, l’illustre latinista, che già da tempo frequentava quella località. Allora la conoscenza dei luoghi avveniva tramite una “catena” che continuamente si allungava. Da Valgimigli a Carrà, da Carrà a … Giuseppe Ungaretti. Sempre nell’estate del 1925.
Carrà invitò l’amico poeta a raggiungerlo a Coreglia ed offrì l’ospitalità della casetta presa in affitto a lui, alla moglie ed alla figlia Anna Maria (Ninon) che aveva pochi mesi.
Ungaretti, lo sappiamo dalle lettere, accompagnava Carrà impegnato alla ricerca di occasioni per la sua arte: risaliva un torrente, si inoltravano in un bosco, salivano all’Alpe. Di una gita a Lago Santo è rimasta come documentazione una cartolina inviata a Papini.
Quella casa di Coreglia, era ad un piano, nei pressi della chiesa. Per salire alle camere c’era una scaletta molto ripida e stretta.
Credo sia giusto, conclude Amadei che Coreglia ricordi In questo centenario il Poeta Ungaretti, apponendo una targa sulla casa dove alloggiava Carrà e dove anche lui veniva ospitato, per proseguire poi nel prossimo anno con una mostra delle opere di Carlo Carrà.
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